L’Alta Corte britannica ha giudicato illegale la legge che dal novembre 2014 esonerava i cittadini inglesi dall’obbligo del pagamento di una quota sul diritto di copia per uso privato.
Il Governo Cameron aveva infatti avviato una revisione delle leggi sul diritto d’autore che prevedeva la possibilità di fare copie di opere protette dal diritto d’autore per uso personale. L’eccezione introdotta muoveva dal principio che il compenso per copia privata delle opere regolarmente acquistate dai cittadini non fosse realmente necessario, in quanto “i compensi per copia privata sono inefficienti, burocratici e sleali e penalizzano le persone che pagano per i contenuti”. Nel Regno Unito si era perciò deciso di non applicare il sistema dell’equo compenso per la copia privata.
Nello stesso mese del 2014, le associazioni Musicians’ Union, British Academy of Songwriters, Composers and Authors (BASCA) e UK Music si erano rivolte alla giustizia per chiedere la revisione della normativa: la contestazione non verteva sull’eccezione introdotta con la revisione delle leggi sul copyright, quanto sulla errata valutazione del danno economico recato ai possessori dei diritti.
Già nel gennaio 2015, i giudici avevano riconosciuto legittimo il diritto di contestare la decisione del governo acconsentendo che l’udienza per la Judicial Review della normativa si fosse tenuta in tempi brevi.
L’Alta Corte londinese si è ora pronunciata, giudicando illegale l’assenza di un sistema pensato per compensare il danno economico derivato dalla produzione delle copie private, causa di una condizione di assenza di tutela del copyright non giustificata.
Nei prossimi mesi l’Alta Corte stabilirà le conseguenze della sentenza sul quadro normativo inglese.
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