La vicenda della diffusione dei dati degli utenti del sito Ashley Madison si fa drammatica: tre persone si sono tolte la vita e si ha notizia di un’ondata di estorsioni. Nel frattempo in Canada si prepara una class action da oltre 500 milioni di dollari.
Il data breach del portale dedicato alle “avventure” extraconiugali, sembra avere innescato una serie di ripercussioni di grave portata. Secondo fonti di stampa, sarebbero almeno 3 i suicidi, 2 in Canada e 1 in Texas, da ricondursi alla diffusione dei dati personali degli utenti di Ashley Madison.
“La vita è breve. Fatti un tradimento.” Potrebbe essere questa la traduzione dello slogan con cui il Ashley Madison era pubblicizzato negli Stati Uniti. Il portale web è infatti nato con lo scopo esplicito di facilitare l’intreccio di relazioni clandestine, è pertanto facile immaginare le conseguenze sulla vita privata delle persone la cui frequentazione del sito è stata resa pubblica.
A quanto si apprende, la violazione dei dati ha messo a rischio la privacy di circa 39 milioni di utenti. Una lista di 39 milioni di nomi non è facile da scandagliare e non è quindi scontato il reale impatto sulla vita privata di tutti gli iscritti al portale. La speranza di quanti si augurano che il proprio nome non venga notato è però minata da una nuova minaccia.
Sulla scia dell’hackeraggio di Ashley Madison si sono attivati alcuni gruppi di estorsori che minacciano gli utenti del sito di rendere noti agli amici e ai familiari i dati relativi alla loro attività sul portale. Gli estorsori operano inviando e-mail in cui vengono riportate le informazioni hackerate in cui si richiede denaro (sottoforma di bitcoin) in cambio della “rimozione” dei dati. Le autorità giudiziarie stanno cercando di ostacolare questi ricatti ricordando ai cittadini che, purtroppo, questi dati sono ormai diffusi e nessuno è in grado di eliminarli dal web.
Alcuni giornali hanno riportato l’impatto che la notizia ha avuto nel settore legale nordamericano. Molti studi di avvocati di diversi stati hanno prontamente imbastito alcune class action contro Avid Life Media, la società con sede a Toronto che gestisce il sito. I legali stanno contattando gli iscritti al sito vittime della diffusione dei dati, e, in particolare, si cercano di coinvolgere quegli utenti che avevano chiesto di essere cancellati dal portale pagando 19 dollari per ottenere la rimozione totale dei loro dati. Una rimozione che non è mai avvenuta. La class action presentata da due studi legali canadesi chiede alla Avid Life Media un risarcimento da record di 578 milioni di dollari.
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