Freedom House, organizzazione americana non-profit che opera per la promozione della libertà nel mondo, ha pubblicato un dossier che esamina le limitazioni alla libertà online in 65 nazioni.
Stando ai dati forniti, il livello globale di libertà in rete è in calo per il quinto anno consecutivo. Tra le cause principali della flessione, l’arresto di blogger e attivisti online, l’aumento della censura e le pressioni dei grandi colossi del web su aziende e utenti per la rimozione di contenuti sgraditi. Nella classifica stilata analizzando la situazione di 65 paesi e ordinata a partire dal più libero, l’Italia si posiziona al 23° posto; il primo posto è assegnato all’Islanda, l’ultimo alla Cina.
Particolare attenzione è riservata alle democrazie del Medio Oriente, che registrano un passo indietro dovuto ai recenti provvedimenti presi dai governi impegnati nella lotta al terrorismo. La stessa motivazione è quella che ha condotto a un ribasso anche nella valutazione di Francia, Australia e Italia.
In generale, i motivi del calo sono principalmente i seguenti: l’intervento dei governi per limitare o eliminare contenuti web che hanno per tema questioni politiche, religiose o sociali, rilevato in 42 paesi contro i 37 dell’anno precedente; gli arresti e le intimidazioni che hanno condotto in carcere persone colpevoli della condivisione web di informazioni politiche, religiose o sociali, rilevato in 40 paesi; l’aumento di leggi e tecnologie per la sorveglianza, in 14 paesi; l’uso di software per mettere sotto controllo attivisti e membri delle opposizioni; l’uso di strumenti adibiti alla decriptazione dei dati per impedire l’utilizzo dell’anonimato in rete.
L’analisi della situazione italiana in tema di accessibilità attesta il coinvolgimento di solo il 62 per cento della popolazione, evidenziando un ritardo rispetto molti altri paesi europei. Tra gli ultimi ostacoli si annovera una mancanza di familiarità con i computer e con la lingua inglese, il predominio della televisione commerciale e la situazione della gestione della telefonia mobile.
Le recenti misure per bloccare materiale illegale senza un ordine del tribunale hanno preoccupato gli attivisti dei diritti digitali. Tuttavia, precisa Freedom House, le violazioni dei diritti degli utenti sono molto rare in Italia. Le leggi sulla diffamazione rimangono una minaccia per i giornalisti online e gli utenti dei social media, in particolare per l’ambiguità con cui vengono talvolta messe in pratica. La nuova legge antiterrorismo è stata approvata nonostante una sentenza dell’Alta Corte europea abbia giudicato tali requisiti un affronto ai diritti umani.
Per Freedom on the net 2015, il 31% dei cittadini dei 65 Paesi monitorati è libero di utilizzare la rete, il 22,7% lo è parzialmente , mentre per il 34,3% non è possibile una valutazione chiara.
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