Il colosso di Mountain View dovrà pagare una multa di 100.000 euro per non aver filtrato i risultati delle sue ricerche come imposto dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 13 maggio 2014.
La Commission Nationale de l’Informatique et des Libertes (CNIL) ha specificato che l’obbligo a cancellare dai risultati di ricerca le informazioni “inadeguate, non pertinenti o non più pertinenti” qualora gli interessati lo richiedano, vale per tutti i siti gestiti da Google.
Nonostante Google abbia provveduto a mettere a disposizione un modulo per la richiesta di cancellazione dei link, lo scorso maggio l’Authority francese ha rilevato che l’attività di deindicizzazione dei risultati è stata applicata solo ai domini di Google relativi ai paesi europei. Se dunque un risultato veniva eliminato dalle ricerche su Google.fr (Francia) questo non avveniva anche nel motore di ricerca internazionale Google.com.
La CNIL ha dunque ordinato a Google di provvedere alla rimozione dei risultati segnalati su tutti i domini di sua gestione, ma la compagnia di Mountain View si è opposta a questa richiesta in nome del diritto di espressione, sottolineando i limiti giurisdizionali dell’Authority di Francia che, a suo avviso, non avrebbe potere di censura sul dominio americano.
Google ha infatti sottolineato che i risultati vengono filtrati anche su google.com qualora l’accesso al portale provenga da un’utenza francese.
Tuttavia, la CNIL ha rigettato questa motivazione sostenendo che la tutela al diritto alla privacy dei cittadini non può essere subordinata alla provenienza geografica delle persone che consultano i risultati delle ricerche.
Google ha annunciato che ricorrerà in appello contro il provvedimento.
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