Il 3 dicembre 2019 il magazine Diritto Mercato Tecnologia ha pubblicato un’intervista a Giusella Finocchiaro sul rapporto tra Stati, aziende e individui in relazione alla privacy.
Siamo giunti ad un momento in cui l’autonomia privata si è “trasformata” in sovranità. Il tema del rapporto tra Stati e grandi aziende – soprattutto tecnologiche – è oggi centrale nelle riflessioni geopolitiche. Come devono agire gli Stati, secondo lei, nei confronti di questi giganti privati?
Viviamo in una stagione di fenomeni giuridico-economici in continuo divenire e che non sempre risulta facile disciplinare normativamente. Non si deve, tuttavia, cadere nell’errore di voler arginare questi eventi producendo nuove norme con la logica dell’emergenza. Si rischierebbe un inquinamento normativo non indifferente, che causerebbe solo maggior confusione nell’interpretazione effettuata dai giuristi. Già adesso, infatti, ci troviamo di fronte ad un insieme di regole frastagliate e di diverso livello difficili da sistematizzare.
Detto questo, le scelte di campo nei confronti dei c.d. “giganti del web” non possono che essere di responsabilità della politica e non tanto a livello del singolo Stato, quanto piuttosto di un insieme coordinato di Stati. Sono decisioni, infatti, che impattano non solo nel settore giuridico ma hanno importanti riflessi economici, fiscali e social-occupazionali. Solo la politica può quindi trovare la giusta sintesi scegliendo quale indirizzo perseguire, ben conscia che nessuna opzione è priva di conseguenze. Il ruolo dell’Unione Europea, per quanto ci riguarda più direttamente, è senza dubbio fondamentale.
L’approccio nei confronti dei dati personali sembra risentire di un dualismo: il dato personale è un bene da tutelare, ma contemporaneamente è anche un bene economico che si mette a disposizione. Si tratta di un dualismo irrisolvibile, secondo lei, oppure no? Chi è il proprietario del dato?
Il dato personale ha da sempre una duplice natura: da un lato è la proiezione della personalità dell’individuo, dall’altro può essere considerato bene giuridico economicamente valutabile, oggetto di scambio. Tale ambivalenza è esplicitamente dichiarata nel Reg. Ue 2016/679 (GDPR) fin dal titolo. Il Regolamento è per l’appunto relativo alla “protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali” così come alla “libera circolazione dei dati”. Tale dualismo non è per nulla irrisolvibile. Anzi, è lo stesso GDPR, al considerando 4, a ribadire la necessità di un contemperamento tra diversi diritti fondamentali. Si rende quindi necessario un bilanciamento continuo e costante tra il diritto alla privacy e altri diritti, come la già citata libera circolazione dei dati, la libertà di informazione, ancora il principio di trasparenza.
L’intervista completa a Giusella Finocchiaro è disponibile a QUESTO link.