Com’era prevedibile, la sentenza del Tribunale di Milano che condanna tre dirigenti di Google a sei mesi di reclusione per violazione della privacy ha suscitato forti reazioni sui quotidiani italiani e internazionali. Riportiamo qui le più importanti analisi e commenti usciti sui blog e i magazine internazionali che si occupano di internet.
Wired Magazine riporta le dichiarazioni di Leslie Harris, presidente del Centro per la Democrazia e Tecnologia di Washington:n”Questo è precisamente il tipo di azione che richiede un intervento del segretario di stato Hillary Clinton a favore della libertà globale di internet….] La decisione della Corte Italiana incoraggerà gli stati con regimi autoritari a giustificare i loro tentativi di sopprimere la libertà su internet”.
Cyberlaw.uk.org ha intervistato sull’argomento Lee Tien, il legale della Electronic Frountiers Foundation di San Francisco: “Le minacce alla libertà di espressione su Internet da parte di nazioni nel mondo che non hanno le stesse leggi e gli stessi atteggiamenti verso la libertà di espressione è senz’altro un problema costante, e sta peggiorando” ha detto Tien. Ma ha esortato a non dare troppa importanza al caso, che può essere visto come una velata maccchinazione contro Google da parte del primo ministro Silvio Berlusconi, che ha praticamente il monopolio dei media tradizionali Italiani.”
Su Internetgovernance.org è presente un’analisi dei fattori, perlopiù sfuggiti alla stampa americana, che determinano una posizione di debolezza di Google in Europa: 1)Il fatto che Google abbia in qualche modo limitato la sua stessa esenzione da responsabilità implementando il monitoraggio dei contenuti protetti da copyright ; 2) la debolezza, vaghezza e obsolescenza della direttivaUE sull’ E-Commerce che prospetta esenzione da responsabilità per i provider; 3) le politiche e le leggi sulla privacy europee e il modo in cui queste leggi possono essere usate – sia per ragioni legittime che illegittime – per attaccare questa grande corporation che minaccia i modelli di buisinness di interessi radicati.
Infine, sul blog di Google, divenuto ormai un bollettino di guerra, non è mancato un commento dell’azienda che, dichiarandosi stupefatta dalla sentenza del Tribunale di Milano, lancia un vero e proprio allarme: “Se a tutti i fornitori di servizi come Blogger, YouTube e ogni altro social network o community venisse applicato il principio di responsabilità su ciascun singolo contributo degli utenti – ogni porzione di testo, ogni foto, ogni file, ogni video – allora il Web come lo conosciamo cesserebbe di esistere e molti dei vantaggi economici, sociali politici e tecnologici che comporta sparirebbero”.
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