Filmare senza autorizzazione l’attività di un set cinematografico su suolo pubblico costituisce una violazione del copyright, questo è ciò che la Paramount pictures ha sostenuto chiedendo a YouTube la rimozione di un video che mostrava il “dietro le quinte” delle riprese del film Transformers 3.
La storia del filmato, riportata da Wired, è questa: Ben Brown, un cittadino di Los Angeles che lavora con i social network, una mattina scopre che il vicolo sotto la finestra del suo ufficio è diventato la location di un film, un’eventualità non rara per chi vive nei pressi di Hollywood. La troupe sta girando la scena di un’automobile che viene scagliata in aria da un getto d’acqua. Il sig. Brown, affacciato alla finestra, riconosce che si tratta dell’atteso secondo sequel della serie Transformers di cui è un grande fan. Non perde quindi l’occasione, riprende la scena con il suo cellulare dal davanzale e pubblica il video su You Tube.
Il filmato diventa poplare in poche ore. I fan di Transformers si passano la notizia e il giorno dopo Google propone al sig. Brown di guadagnare attraverso una pubblicità da affiancare al video, che ha ormai raggiunto 36.000 visualizzazioni. Il sig. Brown però non fa in tempo ad accettare: dopo appena 48 ore dall’upload il filmato viene rimosso da YouTube a causa di una segnalazione da parte della Paramount pictures al servizio di rimozione contenuti del Digital Millennium Copyright Act e Brown riceve un avvertimento dove viene minacciato di essere bandito da YouTube se commetterà altre violazioni del copyright.
“Ovviamente, dal momento che Transformer 3 non è stato nemmeno completato non è possibile che abbia violato il diritto d’autore” scrive Brown nella pagina web che ha dedicato al caso, “ho registrato un video fuori dalla finestra di qualcosa che stava accadendo nella strada sottostante e la Paramount ha emesso un reclamo alla DMCA contro di me e YouTube“.
Il sig.Brown ha quindi compilato un contro-reclamo alla DMCA e dopo 14 giorni il suo video è ricomparso su YouTube. Naturalmente se avesse deciso di guadagnare dalle visualizzazioni del video, quei 14 giorni di oscuramento avrebbero costituito un danno economico nei suoi confronti. Il caso porta dunque ad interrogarsi sui criteri di accettazione di reclami da parte del servizio rimozione del Digital Millennium Copyright Act.
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