Una sentenza della settima divisione del Tribunale Commerciale di Madrid ha respinto le accuse di violazione del diritto d’autore formulate dall’emittente spagnola Telecinco contro Google/YouTube.
Il canale televisivo, che fa parte del gruppo Mediaset, aveva denunciato la piattaforma di video-sharing nel 2008, chiedendo al Tribunale di ordinare la rimozione immediata per violazione di copyright di tutti i contenuti audiovisivi di proprietà di Telecinco.
Nel respingere la domanda di Telecinco la sentenza ha stabilito che YouTube, in quanto mero intermediario di servizi, non è responsabile delle violazioni compiute dai suoi utenti secondo quanto stabilito dalla Direttiva Europea 23/2000. Il ruolo di mero intermediario è stato riconosciuto alla piattaforma di video sharing sulla base della procedura attraverso la quale vengono pubblicati video: un sistema automatico che non implica alcun intervento da parte di YouTube.
Secondo l’accusa, tuttavia, la piattaforma di condivisione di filmati avrebbe assunto, nella pratica, il ruolo di editore. I legali del canale televisivo sostenevano che il fatto che alcuni video fossero “consigliati”, e che altri non fossero pubblicati perché in contrasto con la policy del sito, costituisse la prova di un controllo di YouTube sui contenuti.
Il Tribunale ha respinto le ragioni di Telecinco adducendo che, da un lato, la procedura che rende alcuni video “consigliati” è automatica perché si basa su parametri oggettivi, e, dall’altro, l’enorme quantità di materiale audiovisivo caricato – ad oggi oltre 500 milioni di video – esclude la possibilità di qualunque controllo preventivo.
La sentenza (che riportiamo qui in inglese) ricorda anche che YouTube offre uno strumento che permette ai detentori di diritti di notificare i contenuti considerati in violazione attraverso la segnalazione degli URL corrispondenti. Questo strumento è stato utilizzato con successo anche da rappresentanti di Telecinco che hanno ottenuto l’immediata rimozione di alcuni video protetti da copyright.
Il Tribunale ha stabilito quindi che l’intermediario può essere ritenuto responsabile dei contenuti solo dal momento in cui viene a conoscenza delle supposte violazioni e la segnalazione delle violazioni spetta al detentore dei diritti.
Entrambe le parti coinvolte si sono dette soddisfatte dell’esito della causa.
Il blog di Google ha dedicato alla notizia un post (intitolato “Una grande vittoria per internet”) nel quale Aaron Ferstman, Head of Communications di YouTube, dichiara:
Questa decisione riflette la saggezza della normativa europea in materia di copyright. Più di 24 ore di video vengono caricate ogni minuto su YouTube. Se i siti Internet dovessero monitorare tutti i video, foto e documenti prima di consentirne la pubblicazione, molti siti famosi – non solo YouTube, ma anche Facebook, Twitter, MySpace ed altri – sarebbero costretti a chiudere.
Nel comunicato ufficiale di Telecinco, i rappresentanti dell’emittente televisiva hanno espresso soddisfazione per il fatto che il giudice abbia ironizzato sulle “dichiarazioni epocali” di YouTube sulla libertà di espressione. A questo proposito hanno sottolineato una frase della sentenza:
“probabilmente, c’è molto di retorica e di dichiarazione epocale nelle ripetute invocazioni (di YouTube) al principio sacralizzato della libertà di espressione e la pretesa funzione che in questo contesto afferma occupare”.
La decisione del Tribunale di Madrid segue così la recente sentenza dell’analogo caso Viacom/YouTube. In quell’occasione, il giudice federale di Manhattan aveva sancito la non responsabilità della piattaforma di condivisione video per il principio del safe harbor: il provider di servizi non è responsabile dei contenuti generati dagli utenti se assicura la rimozione immediata di materiale segnalato come in violazione.
L’esito della causa spagnola si scosta invece dalle ultime sentenze italiane nei casi di attribuzione di responsabilità ai provider: la sentenza YouTube-Mediaset e l’ordinanza della Cassazione su The Pirate Bay hanno infatti dimostrato come la giurisprudenza in Italia si stia orientando sempre di più verso un modello che attribuisce responsabilità ai fornitori di servizi sui contenuti generati dagli utenti.
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